Dialoghi

Due chiacchiere con una Tagesmutter

Se c’è una professione nascente che mi incuriosisce molto è quella della Tagesmutter, parolone tedesco che sta per “Mamma di giorno”, diffusa già da tempo nei Paesi del Nord Europa e, negli ultimi anni, anche in Italia.

Gli impegni lavorativi sono sempre più gravosi, gli orari poco flessibili, le strutture per l’infanzia non sempre presenti sul territorio, spesso troppo piene o costose, e in ogni caso vincolate a precisi orari di apertura e di chiusura, quindi, perché non affidare i propri piccoli a un “nido familiare”, ovvero, a una donna-mamma che mette a disposizione la propria casa e le proprie competenze didattiche ed educative per un piccolo gruppo di bambini?

La Tagesmutter risulta essere, in effetti, una riuscita via di mezzo tra l’asilo nido e il rapporto duale con la madre (o con la baby-sitter), prendendo gli aspetti di forza dell’una e dell’altra situazione e compensando i rispettivi limiti. I bambini che vengono accolti da una Tagesmutter trovano, da un lato, la possibilità di ricevere stimolazioni didattiche personalizzate e di muovere i primi passi nelle relazioni alla pari con altri bambini, dall’altro lato, l’accoglienza familiare e domestica di una casa e di una donna che è anche una mamma. In questo modo, è possibile ovviare sia alla spersonalizzazione che a volte si riscontra negli asili nido, sia all’autoreferenzialità di una relazione a due. Inoltre, gli orari sono molto più flessibili di strutture pubbliche o private, e i costi più contenuti. Ciò consente ai genitori lavoratori di organizzare le proprie giornate con meno rompicapi organizzativi (ed economici) e alle stesse Tagesmutter di scegliere di dedicarsi a un’attività lavorativa senza trascurare i propri bambini piccoli che possono essere coinvolti nei vari laboratori. Senza contare che le baby-sitter, che lavorano per anni e anni “a nero” e con scarsi riconoscimenti, possono in questo modo professionalizzarsi e trasformare il proprio lavoro.

Nel mio piccolo paese d’origine, Serre, in provincia di Salerno e ai piedi dei bellissimi monti Alburni, c’è da qualche anno un’attività di questo tipo che viene portata avanti con dedizione e fantasia, a tutto vantaggio dei piccoli protagonisti e della stessa Tagesmutter che ne ricava indubbia gratificazione.

Per conoscere meglio il funzionamento di queste strutture, ho rivolto qualche domanda alla Tagesmutter in questione, Angela Turco, laureata in Sociologia, da sempre impegnata nel sociale, mamma di due bambini e fonte inesauribile di idee.

Trascrivo qui il nostro “dialogo”, con l’obiettivo di dare risalto a un servizio a carattere socio-educativo-ricreativoche si sta diffondendo sempre di più, che risulta finora regolato solo a livello regionale e locale (con differenze tra regione e regione rispetto ai requisiti richiesti), e che integra efficacemente assistenza e didattica.

Capita spesso che ci si adagi nell’osservare la mancanza di risorse in un determinato territorio, ma capita anche che, come in questo caso, energie e creatività siano investite con passione in progetti dalla grande utilità sociale, e a me che sono andata via per investire altrove, capita di guardare con grande ammirazione chi è rimasto per seminare e raccogliere frutti così genuini.

Sono molto incuriosita dalla tua attività che sembra abbia portato una ventata di novità nel panorama pedagogico ed educativo delle nostre zone e mi piacerebbe saperne qualcosa di più. Facciamo finta che io non sappia neanche cosa sia, o meglio chi sia, una Tagesmutter. Con quali parole la definiresti? 

La Tagesmutter è un concetto molto ampio di accoglienza socio-pedagogica che associa l’assistenza affettiva propria della “mamma” alla possibilità, nel contempo, di fruire di un servizio didattico. “Tagesmutter” significa letteralmente (dal tedesco) “mamma di giorno”, si tratta di figure molto diffuse nel nord Europa ma anche nell’Italia settentrionale. Qui al Sud è stata un po’ una novità e nel mio caso è un progetto nato dal desiderio di unire la passione per il mondo dell’infanzia (ovviamente accolto con professionalità) all’esigenza personale di trascorrere più tempo possibile con i miei figli. Il tutto è associato alle numerose attività all’aria aperta, grazie ad un discreto spazio a disposizione, che permette anche di analizzare in maniera empirica l’alternarsi delle stagioni e tutto ciò che è ad esso associato.

In breve, direi che la Tagesmutter è un buon modo per i bambini di lasciare il proprio nido-casa e trovare un posto altrettanto accogliente che sappia, allo stesso tempo, condurli nella vita sociale ed esperienziale.

Quindi, con questo tipo di accoglienza, i bambini trovano sia occasioni di apprendimento e socializzazione, che un ambiente domestico e familiare. Nel tuo caso, i bambini hanno anche la possibilità di passare molto tempo all’aperto, di giocare con l’acqua e di dedicarsi a laboratori di vario tipo che stimolano la percezione sensoriale. Descriveresti qualche attività che è risultata particolarmente utile? 

Spesso i bambini si sono dedicati alla semina e alla coltivazione di piantine sia in vasi che in campo, e per loro è stata un’esperienza molto affascinante sia perché hanno potuto apprezzarne la crescita, sia per “l’autorizzazione” a sporcarsi.

Molto interessanti sono stati anche i laboratori dedicati alla cucina: con “Facciamo la pizza, i muffin, le zeppole, i cavatelli” i bambini hanno potuto sperimentare con le proprie mani un vero percorso culinario e deliziarsi con il cibo realizzato da loro in ogni singolo passaggio!

La pittura resta sicuramente una delle loro attività preferite. Abbiamo sperimentato quella su legno, su tegola, su vetro. Abbiamo imparato il riciclo trasformando degli oggetti inutilizzati in altri da poter ancora usare. È stato appassionante osservare la loro meraviglia nel momento in cui hanno venduto questi nuovi oggettini ai mercatini di Natale per poi ricavarne nuovi giochi per la Tagesmutter!

Molto interessante, vien voglia anche a me di venire! Dalle tue parole, traspaiono entusiasmo e passione per un’attività molto gratificante che al contempo non è priva di difficoltà e, soprattutto, di responsabilità. Che iter hai dovuto intraprendere per iniziarla? Hai dovuto adeguare l’ambiente a dei requisiti di sicurezza?

La Tagesmutter è un asilo in casa, quindi la struttura che ospita i bambini deve avere come requisito fondamentale quello di essere una civile abitazione. Sta al buon senso adeguare gli spazi dedicati ai piccoli ospiti onde evitare spiacevoli incidenti o semplicemente per renderli più accoglienti. Ho dovuto consegnare al Comune una documentazione composta dalla planimetria della struttura, un progetto didattico e un’assicurazione stipulata verso terzi. Non ho dovuto seguire un particolare corso grazie alla laurea in Sociologia, ma ho superato una selezione pubblica, indetta nel Piano di Zona, che mi ha abilitato a tale mestiere.

A proposito di spazi, la scelta di lavorare come Tagesmutter richiede l’apertura della propria casa e del proprio spazio domestico a diversi bambini e, come spesso accade, la partecipazione dei propri figli alle attività che coinvolgono gli iscritti. Cosa ha significato per te questo aspetto che immagino non essere irrilevante?

È molto rilevante. Confesso che all’inizio avevo paura di questo aspetto, pensavo di dover eliminare il confine tra vita privata e lavoro. Ma poi ho capito che i miei figli hanno tratto un grande insegnamento da questa situazione: la condivisione. Soprattutto il più grande, Alessandro, ha ceduto tutti i suoi giochi inutilizzati, nonché colori ed altro materiale affinché io potessi aprire l’attività. È stato super maturo. La piccola, Eva, è praticamente “nata tra i bimbi” e probabilmente non saprebbe vivere diversamente.

La condivisione è un valore che andrebbe sicuramente rispolverato, soprattutto ora che il verbo “condividere” è associato solo ai social network. Tu avevi avuto modo già da prima di innescare condivisioni, accumulando varie esperienze con i bambini, la Tagesmutter quindi sembra il coronamento finale di tutte quelle esperienze. Mi chiedo se la tua laurea in Sociologia abbia avuto un’influenza di qualsiasi tipo sulla decisione di intraprendere questa strada o se, al contrario, la percepisci come qualcosa di completamente avulso dal progetto che hai avviato.

Il mio è un sogno che nasce già prima di frequentare l’università. È vero, Sociologia non sarà l’indirizzo migliore per specializzarsi in pedagogia o quant’altro, ma credo che dia una forte base in organizzazione del “sociale” in generale, che io ho applicato in questo ed altri contesti. Penso che non dovremmo essere noi ad adattarci ad un corso di studio, ma cercare da quel che si studia ciò che ci serve per la vita.

Credo che in questa piccola comunità la tua Tagesmutter sia stata la prima del genere. Non so bene quanto sia riconosciuta questa figura in Campania, ma sappiamo che, in queste zone, molto spesso si sceglie tradizionalmente di affidare i propri bambini piccoli ai nonni, quando possibile. È stato difficile promuovere l’idea della Tagesmutter?

Nella nostra Regione esiste la figura di “Mamma accogliente” ed è a quella che ci siamo dovuti adattare per la legislazione di riferimento.

Proprio grazie a quest’abitudine che tu citi, ossia di affidare i propri figli ai nonni, credo che in alcuni casi sia stato più facile affidarsi alla nostra struttura per l’idea di cura e accoglienza materna che essa offre.

In effetti, pensandoci, è un’abitudine che può essere andata a tuo favore. Sei riuscita a individuare i bisogni delle famiglie a cui la Tagesmutter risponde? Chi si rivolge principalmente a te? Per bambini di quale fascia d’età?

Alle proposte della Tagesmutter si rivolgono soprattutto famiglie con entrambi i genitori lavoratori e che magari hanno un orario di lavoro che non consente di affidare i bimbi alle strutture pubbliche. Per quanto riguarda l’età, si parte da molto presto, anche sei mesi, fino ad un massimo di otto anni con un picco dai quattro ai sei.

So che spesso ti avvali di collaboratori e che dietro la Tagesmutter c’è un’Associazione, quindi si può parlare di un lavoro in equipe. Hai la possibilità di confrontarti, raccogliere riflessioni e ricevere feedback sul lavoro svolto?

Sì, mi avvalgo di collaboratori che, per l’appunto, fanno parte dell’Associazione di promozione sociale “A.F.R.A.”, soprattutto nel periodo estivo o durante eventi e compleanni. E dietro quest’associazione ci sono anche mio marito e mia sorella, pertanto, mi baso molto anche sui rapporti di stretta fiducia per poter ricreare in pieno l’ambiente familiare. Inoltre, ho cercato di affiancarmi a persone che hanno saputo portare avanti in pieno questa idea adattandosi alla situazione ambientale che si era creata. Posso dire che finalmente, dopo tre anni di attività, abbiamo creato una bella squadra in cui il confronto è fondamentale non solo per chi apprende ora il lavoro di educatrice, ma anche per me che da menti un po’ più fresche posso ricevere tante idee.

Un’ultima domanda, dopodiché ti auguro buon lavoro, non senza prima ringraziarti vivamente per la disponibilità a raccontare la tua esperienza. Credo che strutture di questo tipo abbiano davvero una grande utilità a livello comunitario e per portarle avanti bisogna avere un’enorme quantità di energia e di motivazione. Due caratteristiche che di certo non ti mancano. In tutto ciò, tra un laboratorio e l’altro, riesci a trovare un po’ di tempo libero per te stessa? A togliere i panni da Tagesmutter e ad essere Angela?

Ringrazio te perché con questa intervista ho capito che il mio impegno quotidiano è apprezzato. Quando ho aperto la Tagesmutter ho deciso di trascorrere la maggior parte del tempo all’interno della struttura, innanzitutto per avviarla, poi per farmi conoscere e anche perché trovavo continue soddisfazioni. Ma ad un certo punto ho capito che fare la “mamma accogliente” non è tutto, non lo è nemmeno fare la mamma e basta! E questo non lo dico solo per me. Allora ho limitato molto gli orari di lavoro per potermi dedicare più ad Angela, concedendomi dei viaggi (la mia passione) e riprendendo il corso di teatro. In questo modo ritornare a lavoro il giorno seguente è ancora più bello e divertente!

Con la speranza che realtà come queste si diffondano sempre di più e che arrivino a essere maggiormente riconosciute e regolamentate a livello legislativo, auguro tanto divertimento e una buona crescita ai piccoli ospiti di Angela, pittori, cuochi e all’occorrenza anche giardinieri!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *