• Psicologia nel Cinema

    Paterson. La bellezza della consuetudine

    Tempo di rientri. Dalle vacanze, dalle ferie o, per chi non ne abbia avute, dalla tipica atmosfera di sospensione dei mesi estivi. La città deserta pian piano si ripopola, i mezzi si riempiono, le strade si intasano nuovamente. Riprende ciò che viene definita “la normalità”, la vita di tutti i giorni, la routine lavorativa, scolastica o domestica, il tran tran ripetitivo.

    C’è chi saluta con sollievo il ritorno all’usuale ritmo quotidiano, lo accoglie come si accoglie un’ovattata sicurezza, un porto familiare a cui ricongiungersi dopo un’esplorazione. Al contrario, c’è chi arriva a soffrire di un vero e proprio “trauma da rientro”, al pensiero di riprendere contatto con ciò che è stato lasciato in sospeso e di cui forse non è profondamente contento.

    L’andamento delle nostre giornate tipiche, sia che lo percepiamo come insostenibilmente noioso e ripetitivo, sia che lo consideriamo soddisfacente e sereno, è ciò che contribuisce a dare senso e struttura al nostro incedere negli anni e nel tempo della nostra vita.

    È riflettendo su ciò che mi viene in mente un prezioso film di Jim Jarmusch uscito nel 2016, Paterson, a cui vorrei dedicare queste righe e di cui consiglio la visione a chi non ha ancora avuto l’occasione di vederlo.

  • Sulla Psicologia

    Quando la laurea rimane all’orizzonte

    “Ho 30 anni, mi mancano circa dieci esami per la laurea.”

    “Ho fatto giurisprudenza per quattro anni, poi mi sono iscritta a biologia, ma non sono sicura neanche di questa scelta, sarei tentata di passare ad altro.”

    “Non sostengo più esami da anni, ma sono ancora iscritto, non si sa mai, forse un giorno riprenderò a studiare.”

    “Mi manca un solo esame per la laurea, da almeno tre anni. Non riesco a sostenerlo.”

    Non è inusuale ascoltare frasi di questo tipo da parte di studenti universitari non più ventenni che provano difficoltà nel terminare il percorso di studio scelto.

    Molto spesso, dietro tali blocchi e rallentamenti si nascondono ansie, insicurezze e incertezze legate direttamente o indirettamente alla scelta universitaria. Questi studenti, quindi, andrebbero accolti nel loro disorientamento e, quando opportuno, sostenuti nella ripresa o nell’abbandono di una scelta che risulta in fase di stallo.

  • Sulla Psicologia

    Psicologo. Lo chiamo o non lo chiamo?

    Molto spesso risulta difficile rivolgere una richiesta di aiuto a uno psicologo, anche se si è consapevoli che il proprio disagio non può più rimanere inascoltato.

    I timori possono essere diversi:

    – non si ha idea di che tipo di relazione sia quella che si instaura con uno psicologo,

    – si teme di non poter supportare la spesa di un impegno che si prefigura solitamente come settimanale,

    – spaventa la possibilità di potersi finalmente raccontare e affidarsi a qualcuno,

    – si sospetta che lo psicologo possa condizionare, manipolare, intralciare scelte e decisioni,

    – si è restii a raccontare “le proprie cose” a uno sconosciuto,

    – si fa fatica a riconoscere di aver bisogno di aiuto, per il timore della dipendenza che ne deriverebbe, e si è convinti che in ogni caso ce la si può fare da soli.

  • Libri & Psicologia

    Nietzsche, scelta e libertà

    Avete mai immaginato Friedrich Nietzsche piangere? Risulta difficile immaginarselo, ma è quanto accade sul finale di uno dei libri più intensi che abbia mai letto, “Le lacrime di Nietzsche”, di Irvin Yalom, affermato psichiatra statunitense, psicoterapeuta e … scrittore.

    Yalom scrive romanzi, storie dense di cambiamenti tanto graduali da sembrare reali, in cui la conoscenza che ha l’autore della psicologia umana si intreccia sapientemente alla sua passione per la filosofia. Filosofi come Nietzsche, Schopenhauer, Spinoza, diventano personaggi veri e propri, le loro biografie e le loro idee vengono utilizzate per dare vita a una storia immaginaria e si mescolano alle vite di altri personaggi realmente esistiti o inventati.

    La filosofia di Nietzsche è il pretesto per affrontare in maniera romanzata e intrigante una serie di tematiche: la nascita della psicoanalisi, la relazione terapeutica, la ricerca difensiva della solitudine, il rifiuto impaurito delle relazioni, la libertà di scegliere, la catarsi emotiva dell’apertura all’altro.

  • Psicologia nel Cinema

    Il confine della pelle

    Mi piace molto andare a scovare film italiani passati quasi inosservati, sconosciuti ai più, o presto dimenticati. Soprattutto se non sono produzioni altisonanti e risalgono a qualche decennio fa. Li si può guardare con la lucidità della distanza temporale e senza la soggezione che a volte comporta il grande film.

    Così, mi sono ritrovata a rivedere un film del 1994 intravisto da ragazzina e poi messo nel dimenticatoio, “Senza pelle” di Alessandro D’Alatri.

    Si tratta di un film che è di indubbio interesse per chi, per qualsiasi motivo, è vicino ai disturbi psichiatrici e per chi apprezza le produzioni sul tema, ma che permette di riflettere su un aspetto rilevante per l’esperienza umana in generale. Per alcuni versi un po’ crudo, per altri forse poco realistico, in ogni caso è nel complesso un prodotto di valore, grazie anche alla sorprendente recitazione dell’attore principale.