• Psicologia nel Cinema

    Se questo è amore

    Primo amore - Matteo Garrone“Primo amore” di Matteo Garrone. Avevo sentito parlare di questo film già al momento della sua uscita, ovvero nel 2004, ma nonostante mi avesse incuriosito fino a qualche mese non l’avevo ancora visto. Questo inverno l’ho cercato ed è stata una scoperta interessante quanto conturbante.

    Ne scrivo qui, perché credo possa incuriosire gli appassionati di cinema a sfondo psicologico e di sguardi vicini alla crudezza di certe esperienze umane. Lo sguardo che ci offre Garrone, infatti, ci mostra un enorme disagio e un’enorme sofferenza nella loro essenzialità, in maniera secca, senza orpelli e fronzoli, ridotti all’osso e scarnificati come il corpo della protagonista, crudi come le verdure che è costretta a mangiare, fissi e immutabili come lo sguardo del protagonista.

  • Gruppi e Società

    Ancora il razzismo?

    Felix Nussbaum, Self-Portrait with Jewish Identity Card, 1943Il tragico epilogo della storia già travagliata di Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo, e la contemporanea riflessione sul numero crescente degli afroamericani uccisi dai poliziotti negli USA, hanno portato nuovamente l’opinione pubblica a soffermarsi sul fenomeno del razzismo che, strano ma vero, continua a pulsare.

    Basta salire su un autobus, stare in fila alle poste, o girare tra le pagine dei social network, per ascoltare o leggere discorsi pieni di rabbia nei confronti dei migranti, che sembrano essere diventati il capro espiatorio verso cui riversare regolarmente rabbia e livore. L’aumento dei flussi migratori, in un periodo così critico dal punto di vista economico e lavorativo, sembra aver risvegliato nella popolazione già fragile ansie di tipo paranoico e reazioni difensive aggressive. La paura di essere invasi e di perdere la propria identità nazionale, strumentalmente utilizzata da leader politici poco accorti alle conseguenze di certe dichiarazioni, fa pensare a una regressione collettiva della capacità di integrare nella propria esperienza determinati eventi e di utilizzare difese costruttive ed evolute. Ma perché accade ciò?

  • Libri & Psicologia

    “L’amica geniale” che è in noi

    copertina Elena FerranteDiventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.”

    Questa è una delle parti che più mi hanno colpita de “L’amica geniale”, la quadrilogia di Elena Ferrante, misteriosa scrittrice napoletana che sembrerebbe nascondersi dietro uno pseudonimo e che con i suoi libri sta raccogliendo un enorme consenso, in Italia e anche oltreoceano. Ho divorato i quattro sostanziosi volumi uno dietro l’altro, incapace di staccarmi, sentendomi addosso umori e malumori delle due protagoniste, immergendomi a pieno nelle personalità descritte in quelle pagine in tutte le loro sfaccettature.

  • Sulla Psicologia

    Perchè proprio un gomitolo?

    gomitoloE così, mi ritrovo a inaugurare questo spazio, che sarà di promozione della mia attività professionale, ma anche di riflessione intorno ai temi che più attirano la mia attenzione e che hanno un risvolto psicologico.

    Dietro la scusa del “marketing”, infatti, termine che oggi si utilizza sempre più spesso e che ammetto di accostare solo faticosamente alla professione dello psicologo, ho forte e chiaro il desiderio di dare una forma scritta e comunicabile alle impressioni che mi ritrovo ad avere nella vita quotidiana da “osservatrice partecipe” di dinamiche e stimoli di tutti i tipi, e di condividere tali impressioni su mezzi che consentono di portare feedback e confronti. Si tratterebbe di una sorta di “diario di bordo”, insomma, in cui il viaggiatore non scriverebbe direttamente di se stesso, bensì del viaggio che lo colpisce. Tra l’altro, la figura dello psicologo ormai è molto cambiata. Psicologi e psicoterapeuti non sono più relegati nei loro studi, ma si interfacciano continuamente con la società, diffondendo la cultura psicologica anche grazie allo strumento del web. E in questa intenzione, condivisa dall’intera categoria professionale, di andare verso la società e di non rimanere chiusi nel proprio studio, scorgo un altro dei motivi che mi porta a scrivere qui oggi.